Domenica 20 maggio, solennità di Pentecoste, abbiamo avuto la gioia di festeggiare con don Sandro Zoli, Parroco emerito di Sant’Agostino, i suoi 50 anni di Messa.
Ha celebrato per noi e con noi la Santa Messa delle ore 10.00.
50° ANNIVERSARIO DI SACERDOZIO di DON SANDRO ZOLI
Omelia
Mentre si avvicinava questo traguardo dei 50 anni di consacrazione sacerdotale mi è sorta spontanea una domanda: “com’è nata la mia vocazione?”; sono sicuro che è lo Spirito Santo (oggi poi è Pentecoste) che mi ha guidato a comprendere ciò che Gesù aveva realizzato in me, in merito alla mia vocazione.
Anzitutto mi sono accorto – ma non subito, bensì dopo, nel tempo che il Signore ha reso affascinante ai miei occhi la figura del Sacerdote: ricordo che osservavo con vivo interesse i miei primi due parroci, e li guardavo così proprio perché Sacerdoti.
Poi, circa a 16 anni, il Signore ha suscitato in me due domande: “cosa farò da grande?” “Sarò come i miei due parroci?”; di certo, in quel periodo, Gesù stesso si è reso interessante e piacevole ai miei occhi; inoltre la S.Messa e la preghiera hanno iniziato ad attirarmi e ad apparirmi importanti, così ho cominciato ad andare a Messa tutte le mattine.
Intanto in me l’interesse per il Signore cresceva; la sua era una presenza che mi attirava. A Lui pensavo spesso, così gradualmente è diventato una presenza convincente, decisiva, che ha reso possibile e sereno il distacco dalla famiglia, dagli amici, dal paese di Magno Valtrompia, dove ero nato.
Così ho completato gli studi, durati 15 anni, e coronati con l’ordinazione sacerdotale nella bella chiesetta del mio paese, 50 anni fa.
Una grazia straordinaria mi attendeva: destinato qui, al nostro Oratorio di Milano inizialmente per pochi mesi, diventati poi 9 anni, il Signore mi ha fatto incontrare una persona straordinaria, il nostro carissimo Attilio Giordani, che riposa proprio qui nella nostra bella Basilica. Con Attilio ho trascorso 4 anni all’Oratorio e ho capito che Attilio era un vero capolavoro dello Spirito Santo; in tutta la sua vita era chiarissima questa presenza.
Ebbene, in Oratorio mi sono buttato con entusiasmo, in mezzo ai ragazzi e ai giovani, molti dei quali erano catechisti e adesso sono nonni, qui presenti stamane.
Ma un grave pericolo era in agguato: essere Incaricato dell’Oratorio mi aveva assorbito così tanto che rischiavo di lasciare il Signore un po’ ai margini della mia vita, di metterlo in secondo piano.
Ma anche allora lo sguardo e l’amore del Signore mi ha raggiunto puntualmente: le preghiere di tante persone, in particolare di mia mamma, che era una preghiera vivente, hanno fatto sì che Gesù riprendesse il suo posto, al centro della mia vita.
A distanza di anni infatti mi sono accorto che Gesù usava con me questa strategia: mi metteva davanti quei brani del Vangelo che mettevano in evidenza la necessità di vivere un rapporto sempre più coinvolgente, profondo e vivo con Lui, e questa era la medicina giusta per me!
Ad esempio nel brano del vangelo di Giovanni della Vite e dei tralci, una frase di Gesù m’aveva colpito: Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane unito a Me ed Io a lui, produce molto frutto. Senza di me non potete fare niente!” Così il Signore mi ha fatto capire che vivere in profonda comunione con Lui e lasciarci amare da Lui è la condizione necessaria per portare frutto ed essere testimoni credibili del suo Amore.
Tutto questo poi per me viene confermato da un Salmo che il Signore ha impresso nella mia mente: “la tua grazia (cioè il tuo Amore gratuito) Signore, vale più della vita”: il primato assoluto va dato a Gesù; il resto, la vita stessa, deve passare in secondo piano.
Un altro esempio di una frase del vangelo magari letta varie volte, ma senza esserne afferrato: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito”, pur sapendo che noi glielo avremmo restituito crocifisso. Questo, a mio parere, è il cuore, il fondamento della vita cristiana!
E Gesù non è stato da meno del Padre, facendoci dono della sua vita: “nessuno ha un amore più grande di questo, dare la vita per i propri amici” (Gv 15,13).
Concludendo questa lettura della mia vita, chiedo anzitutto perdono di cuore al Signore per aver risposto con il peccato al suo amore gratuito, insuperabile, incessante. Perdonami, Signore!
Poi lo ringrazio di cuore per tutti quei doni che ha seminato sulla mia strada: l’avermi generato suo figlio nel Battesimo, il dono della vocazione sacerdotale religiosa salesiana, il dono di una famiglia dove ho respirato la fede, sono stato nutrito di preghiera, di rispetto verso le persone, di amore per il lavoro, il sacrificio, l’obbedienza.
Ringrazio per il dono di tanti Superiori, Confratelli, ragazzi e giovani, di migliaia di famiglie che mi sono stati affidati, che mi hanno voluto bene e ai quali ho fatto dono della mia vita.
Chiedo al Signore di continuare a non perdermi di vista; nel tempo che ancora vorrà concedermi, alimenti la mia amicizia con Lui, si faccia sperimentare come l’unico bene necessario, mi faccia ripetere ogni giorno con il salmista: “Senza di Te, Signore, non ho alcun bene, saziami al mattino con il tuo amore”.
E la Madonna faccia presente a suo Figlio Gesù, come a Cana, ciò di cui ho bisogno, ciò che di bene mi manca o è troppo scarso.
Don Bosco, modello di comunione con Dio mi renda Gesù necessario come il respiro. Sazio di Te, Gesù, che io non cerchi altro né desideri altro.
Lo Spirito Santo, come ha garantito Gesù, ci faccia comprendere la sua Parola, rimanga in noi, ci aiuti a ricordare la Parola di Gesù, ci dia la forza per testimoniarlo.
Signore, grazie! Perdonami, aiutami, affascinami, attirami fino all’abbraccio definitivo con Te.
Sacerdote DB Don Sandro Zoli