Il precursore di don Bosco è Santo

C’è anche il sacerdote bresciano Lodovico Pavoni, fondatore della Congregazione dei Figli di Maria Immacolata, tra i nuovi santi canonizzati da papa Francesco a Roma, domenica 16 ottobre. Pavoni (1784-1849), uomo del fare e dell’azione, è considerato il precursore di don Bosco, perché vide nel fenomeno della marginalità giovanile uno dei grandi drammi dell’Ottocento, intuendo che il riscatto potesse passare soltanto attraverso l’educazione integrale della persona, con un occhio di riguardo per la formazione professionale.

Insomma, come anni dopo avrebbe fatto don Bosco, Pavoni capì che la promozione della dignità individuale e il conseguente affrancamento dall’emarginazione passavano attraverso il lavoro. Sacerdote umile, silenzioso, impegnato a far emergere la sostanza delle cose, piuttosto che l’apparenza, Pavoni destinò ogni sua risorsa ai ragazzi più svantaggiati, nella fedeltà e nella coerenza cristiana che, però, il sacerdote viveva sapendo decifrare, con lucidità e attenzione alle nuove sfide, la realtà contemporanea.

Nel decreto del 5 giugno 1947, emanato da Pio XII, Pavoni è definito  «un altro Filippo Neri, precursore di san Giovanni Bosco, perfetto emulatore di san Giuseppe Cottolengo». Papa Giovanni Paolo II, il 14 aprile 2002, dichiara Pavoni beato.




Il papa ad Assisi prega per la pace

Papa Francesco è ad Assisi per la giornata di preghiera per la pace con i leader religiosi di tutto il pianeta, a trent’anni dallo storico incontro convocato da Giovanni Paolo II nella città di san Francesco il 27 ottobre 1986. Nella mattina di martedì 20 settembre il Pontefice è arrivato in elicottero a Santa Maria degli Angeli e si è poi recato al sacro convento, dove si è unito ai numerosi rappresentanti di Chiese, confessioni e religioni giunti da ogni parte del mondo per dar vita all’incontro «Sete di pace. Religioni e culture in dialogo», apertosi domenica 18. Dopo averli salutati individualmente il Papa ha pranzato con loro e con un gruppo di rifugiati provenienti da Paesi che vivono la tragica esperienza della guerra.

E proprio al dramma di queste «terre dove giorno e notte le bombe cadono» e «uccidono bambini, anziani, uomini, donne» Francesco aveva fatto riferimento nella messa celebrata a Santa Marta all’inizio della mattinata, prima di lasciare il Vaticano alla volta di Assisi. «Non possiamo chiudere l’orecchio al grido di dolore di questi fratelli e sorelle nostri che soffrono» ha esortato, ricordando che la guerra, anche se materialmente distante dalle nostre latitudini, è comunque «vicinissima» perché «tocca tutti» e «incomincia nel cuore».
Per questo, ha incalzato, «dobbiamo pregare oggi per la pace»: non «per fare uno spettacolo» — ha precisato — ma per vivere una «giornata di preghiera, di penitenza, di pianto», una giornata «per sentire il grido del povero». Dio infatti, ha ricordato, «è Dio di pace, non esiste un dio di guerra: quello che fa la guerra è il maligno, è il diavolo, che vuole uccidere tutti». Ecco perché «oggi il mondo avrà il suo centro ad Assisi, ma sarà tutto il mondo a pregare per la pace» ha rimarcato il Pontefice, suggerendo a tutti di dedicare «un po’ di tempo» alla preghiera e alla riflessione.
E la preghiera è al centro dell’incontro che apre il pomeriggio del Papa ad Assisi. Francesco si unisce agli altri esponenti di Chiese e confessioni cristiane per una celebrazione ecumenica nella basilica inferiore, mentre ciascun gruppo religioso prega in luoghi differenti. Al termine la cerimonia comune nella piazza inferiore di San Francesco, con la firma di un appello per la pace.

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